Trump vs FED: chi comanda davvero sull’economia americana?

Buongiorno a tutti e a tutte, un tema sempre più caldo di quest’estate 2025 è la crescente tensione tra Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, e Jerome Powell, presidente della Federal Reserve.

Come sono andati i mercati in questo mese?

Buongiorno a tutti e a tutte, un tema sempre più caldo di quest’estate 2025 è la crescente tensione tra Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, e Jerome Powell, presidente della Federal Reserve. Questa dinamica politica-monetaria ha contraddistinto il mese di luglio 2025, mettendo a repentaglio l’indipedenza della FED e creando, potenzialmente, uno scenario surreale. Prima di scendere nei particolari, vediamo come sono andati i mercati questo mese.

Azionario

S&P500: +2,66% (LINEA BLU)
FTSE MIB: +5,25% (LINEA VERDE)
DAX (30 titoli tedeschi a maggior capitalizzazione): +2,48% (LINEA ROSSA)
NASDAQ: +4,58% (LINEA ARANCIONE)

 

Il mese di giugno è stato positivo per l’azionario statunitense trainato dalle trimestrali positive delle società quotate a Wall Street. Meta e Microsoft hanno battuto le attese deli analisti, portando i listini americani a chiudere il mese su nuovi massimi. Anche i principali indici europei – FTSE MIB e DAX – hanno fatto registrare un mese di luglio positivo, trainati dalle trimestrali e dal momentum positivo.

Obbligazionario

GOVERNATIVO USA SCADENZA 20+: -1,44% (LINEA BLU)
BTP10 ANNI: -0,37% (LINEA ARANCIONE)
BTP SCADENZA 1-3 ANNI: -0,018% (LINEA VERDE)
GOVERNATIVO USA SCADENZA 1-3 ANNI: +2,63% (LINEA ROSSA)

Sul fronte dei bond europei, il mese è stato segnato dalle decisioni di BCE e FED che hanno mantenuto l’attuale livello dei tassi di interesse, non andando a sorprendere il mercato che scontava tale scenario.

I rendimenti dei titoli di Stato europei sono scesi leggermente nella parte a lunga scadenza della curva, mentre nella parte a breve c’è stata una sostanziale stabilizzazione. Lato Stati Uniti la dinamica è stata inversa, con i Treasury a breve che hanno guadagnato terreno e la parte di bond a lunga che è decresciuta. 

Materie prime

GAS NATURALE: -8,18% (LINEA VERDE)
ORO: -2,12% (LINEA BLU)
PETROLIO: +12,43% (LINEA ARANCIONE)

 Materie prime

Sul fronte delle commodity, il petrolio è tornato ha fatto registrare un mese di luglio in decisa crescita. L’oro ha vissuto un mese negativo per via della ripresa del dollaro che, dopo aver perso il 14% sull’euro nel primo semestre del 2025 è tornato a crescere sulle principali valute del mondo.

Cos’è successo sui mercati questo mese?

Il mese di luglio è stato un mese tutt’altro che privo di avvenimenti. Tra decisioni delle banche centrali, trimestrali e annunci del presidente degli Stati Uniti, gli investitori non hanno avuto modo di annoiarsi.

Nelle ultime settimane Donald Trump ha intensificato i suoi attacchi contro la Federal Reserve e il suo presidente Jerome Powell. La vicenda lo vede accusare la FED, la banca centrale degli Stati Uniti d’America, di mantenere i tassi artificialmente alti per danneggiare l'economia, chiedendo pubblicamente un taglio immediato. 

Vi ricordo come la FED sia una delle istituzioni più influenti al mondo, con un ruolo chiave nella stabilità economica e finanziaria globale. La banca centrale americana infatti ha una pluralità di funzioni:

  1. Stabilizza i prezzi, mantenendo l’inflazione sotto controllo (target al 2%). Se l’inflazione sale troppo, alza i tassi per frenare l’economia; se scende troppo, li abbassa per stimolarla.
  2. Massimizza l’occupazione, favorendo un mercato del lavoro sano e dinamico, con bassa disoccupazione.
  3. Supervisiona e regola le banche, vigilando sulla stabilità del sistema bancario USA, controllando le grandi banche e gestendo le regole prudenziali.
  4. Gestisce la politica monetaria, decidendo il livello dei tassi di interesse (Fed Funds Rate) e usando strumenti come il quantitative easing o tightening per influenzare liquidità e credito.
  5. Mantiene la stabilità finanziaria, intervendendo in caso di crisi sistemiche (come nel 2008 o nel 2020) per evitare panico e fallimenti a catena.
  6. Emette la moneta, supervisionando il sistema dei pagamenti e l'emissione del dollaro tramite le Federal Reserve Bank regionali.

    Comprese le funzioni fondamentali della FED e capendo l’importanza dell’istituzione (la banca centrale più grande al mondo), torniamo a noi e a quanto successo questo mese di luglio.

    In seguito agli attacchi aperti sul proprio operato da parte del presidente statunitense, la Federal Reserve, dal canto suo, ha mantenuto il target dei Fed Funds invariato tra il 4,25% e il 4,50% (grafico 1), confermando la linea di prudenza. Powell ha ribadito che ogni decisione resta subordinata all’andamento dei dati macroeconomici, in particolare inflazione core e mercato del lavoro. Il presidente della FED ha ribadito come al momento non sia stata presa alcuna decisione circa eventuali tagli nel mese di settembre, dando forza alla tesi dell’approccio “wait and see”.

    Grafico 1 – L’andamento dei Fed Funds rates negli ultimi 5 anni

     Grafico 1 – L’andamento dei Fed Funds rates negli ultimi 5 anni

    Fonte: elaborazione su dati FRED

    Permettetemi un commento: condivido la scelta strategica della FED. Con le aspettative di inflazione in crescita, il board della banca centrale statunitense ha optato per un approccio più conservativo, valutando mese per mese l’impatto dei dazi di Trump, per ora attesi importatori di inflazione negli Stati Uniti. Fintanto che non si avrà una panoramica certa sull’impatto dei dazi, l’approccio della FED è coerente con il proprio mandato ed i propri obiettivi.

    La vicenda Trump vs FED sembrerebbe un normale “screzio” tra esponenti politici. Ma così non è e la posta in gioco va ben oltre una singola decisione. La questione centrale è quella dell’indipendenza della banca centrale americana. Negli Stati Uniti, la Fed è formalmente indipendente dal potere esecutivo, proprio per evitare che le scelte di politica monetaria siano influenzate da cicli politici o pressioni elettorali. Tuttavia, con Trump che minaccia di non rinnovare Powell o addirittura di modificarne i poteri, la solidità istituzionale della Fed viene messa alla prova.

    L’indipendenza della banca centrale non è solo una questione tecnica. È fondamentale per la credibilità stessa della politica monetaria. Se gli investitori iniziano a percepire che le decisioni sui tassi sono motivate politicamente, la fiducia nei mercati obbligazionari e valutari americani potrebbe vacillare. Il risultato? Più volatilità, premi al rischio maggiori e un possibile indebolimento del dollaro.

    Infatti, se la FED tagliasse i tassi in anticipo i tassi, sorprendendo i mercati, il dollaro potrebbe indebolirsi bruscamente e i prezzi dei bond statunitensi a lunga duration potrebbero crollare, con gli investitori che richiederebbero maggiori rendimenti per investire nel debito americano. Di contro i bond a breve potrebbero leggermente apprezzarsi andando a creare una curva dei rendimenti molto ripida. Insomma… Uno scenario tutt’altro che idilliaco per il presidente Trump che, qualora forzasse la FED a tagliare i tassi, potrebbe vedere il suo Paese costretto a fronteggiare una serie di circostanze molto negative, con l’innesco di una potenziale spirale di instabilità ed incertezza. 

    Cosa possiamo imparare dagli avvenimenti di questo mese?

    Il mese di luglio, dunque, è stato segnato da una crescente tensione tra potere politico e autorità monetaria, con i mercati che osservano attentamente ogni parola e ogni mossa dei protagonisti e con Powell che con grande autorevolezza non ha fatto perdere credibilità all’istituzione che rappresenta.

    Infatti, dopo un progressivo deprezzamento del dollaro, il biglietto verde ha ritrovato vigore, tornando a riapprezzarsi nei confronti dell’euro. 

    Ricordo come un deprezzamento importante del dollaro abbia un effetto negativo per gli investitori italiani che detengono strumenti “a cambio aperto”, ossia senza copertura valutaria. Ad esempio un ETF sullo S&P500 senza copertura valutaria espone alle variazioni del tasso di cambio e nel primo semestre, con il dollaro in calo rispetto all’euro, gli investitori €-based ne hanno risentito. Nel lungo periodo il cambio aperto è da prediligere al “cambio coperto” per via del costo elevato per l’hedging (che ammonta circa all’1.5-2%). 

    L’insegnamento che ci lascia il mese di luglio è importante e ci fa capire l’importanza dell’indipendenza di una banca centrale. Immaginate se Trump avesse avuto carta bianca sulla politica monetaria.. Dal suo insediamento alla Casa Bianca il presidente non ha di certo fatto annoiare gli investitori che negli ultimi mesi hanno vissuto delle montagne russe dove, senza metodo e strategia, avrebbero rischiato di cadere in vere e proprie trappole emotive, vendendo sui minimi e comprando sui massimi.

    Come al solito, comprensione del contesto generale e degli avvenimenti macroeconomici sono alla base di una sana ed efficiente pianificazione finanziaria.