Buongiorno a tutte e a tutti. Nel mese di maggio abbiamo assistito a un significativo rimbalzo dei principali listini azionari globali, con l’Europa che ha raggiunto nuovi
massimi storici.
Come sono andati i mercati in questo mese?
Buongiorno a tutte e a tutti. Nel mese di maggio abbiamo assistito a un significativo rimbalzo dei principali listini azionari globali, con l’Europa che ha raggiunto nuovi
massimi storici. Come sempre, partiamo dal consueto riepilogo mensile per fare il punto della situazione:
Azionario
S&P500: +5,48% (LINEA BLU)
FTSE MIB: +4,58% (LINEA VERDE)
DAX (30 titoli tedeschi a maggior capitalizzazione): +3,94% (LINEA ROSSA)
NASDAQ: +7,92% (LINEA ARANCIONE)
Importante recupero per l’azionario statunitense ed europeo dopo i ribassi di marzo e aprile. Dopo l’entrata in bear market degli indici azionari statunitensi nei primi giorni del mese di aprile, il recupero nel mese di maggio è stato repentino, trainato da notizie circa una possibile tregua della guerra commerciale tra USA e Cina e dalle trimestrali positive delle Big Tech.
Obbligazionario
GOVERNATIVO USA SCADENZA 20+: -2,71% (LINEA BLU)
BTP10 ANNI: +1,43% (LINEA ARANCIONE)
BTP SCADENZA 1-3 ANNI: +0,25% (LINEA VERDE)
GOVERNATIVO USA SCADENZA 1-3 ANNI: -0,05% (LINEA ROSSA)
Forte sofferenza per le obbligazioni governative statunitensi a lunga scadenza. A pesare sull’andamento delle lunghe scadenze statunitensi sono state le vendite di Treasury da parte di Cina e Giappone e l’asta di bond statunitensi a lunga duration con scarsa domanda da parte degli investitori, evento che ha portato al rialzo i rendimenti e di conseguenza ha fatto abbassare il prezzo delle obbligazioni in circolazioni
Materie prime
GAS NATURALE: -11,43% (LINEA VERDE)
ORO: +2,06% (LINEA BLU)
PETROLIO: +3,10% (LINEA ARANCIONE)
Mese negativo per il gas naturale e positivo per il petrolio. L’oro prosegue nella sua corsa grazie al deprezzamento del dollaro e alle tensioni geopolitiche, toccando nuovi massimi storici.
Cos’è successo sui mercati questo mese?
Il mese di maggio 2025 è stato caratterizzato un deciso recupero dell’azionario dopo un mese di marzo e una prima parte di aprile decisamente negativa. L’andamento dei mercati di questo mese va a sconsacrare (per l’ennesima volta) in famoso detto di Wall Street “sell in may and go away”. Ma cosa significa?
“Sell in may and go away” è una delle massime più conosciute di Wall Street. La frase, nata nel Regno Unito, rifletteva il comportamento degli investitori londinesi che abbandonavano la City durante l’estate per recarsi in campagna, tornando solo a settembre.
Tradotto ai giorni nostri, il concetto è semplice: "Vendi le tue azioni a maggio, evita i mesi estivi di bassa liquidità e ritorna in autunno."
Storicamente, alcuni dati avevano in parte confermato la stagionalità più debole dei mercati da maggio a ottobre. Negli ultimi 15 anni questo pattern ha perso affidabilità con i mercati sono diventati più reattivi alla geopolitica e ai dati macro, e sempre meno legati a stagionalità.
Il 2025 ne è la conferma lampante: chi ha venduto a maggio, aspettandosi volatilità e ribassi, ha perso il forte recupero degli indici azionari. Ma cos’è successo questo mese sui mercati e perché c’è stato un recupero dai minimi di aprile?
Nelle primissime sedute borsistiche del mese lo scenario sembrava in linea con il proverbio. I mercati erano ancora tendenzialmente nervosi (ma positivi), reduci dalle tensioni di aprile: dazi reciproci, dichiarazioni aggressive, e il rischio concreto che la guerra commerciale degenerasse in sanzioni, embarghi e una nuova era di deglobalizzazione.
Ma il 14 maggio, a Ginevra, è arrivato l’annuncio che ha dato slancio al recupero.
Durante un vertice bilaterale, Scott Bessent, Segretario al Tesoro USA, e He Lifeng, Vicepremier della Repubblica Popolare Cinese, hanno annunciato un accordo quadro che prevede:
- Sospensione temporanea dei dazi introdotti ad aprile
- Apertura di un tavolo di negoziazione permanente, con aggiornamenti mensili
- Creazione di una task force congiunta per gestire il commercio strategico (microchip, materie rare, agroalimentare)
Il comunicato stampa è stato chiaro ma diplomatico, con le parti che hanno riconosciuto l’importanza della stabilità commerciale globale con l’impegnano a evitare misure unilaterali fino a nuova definizione dei protocolli di scambio.
Ma ciò che ha davvero cambiato il sentiment non è stato tanto il contenuto tecnico, quanto il segnale politico: dopo mesi di scontro, USA e Cina si parlano di nuovo seriamente.
Le borse mondiali hanno reagito immediatamente:
- Il NASDAQ ha chiuso la seduta del 14 maggio a +4,2%, guidato da chip, semiconduttori e tecnologia cloud
- Lo S&P 500 ha guadagnato +3,8%, portandosi sopra quota 5700
- A Francoforte e Milano, il settore industriale ha spinto DAX e FTSE MIB rispettivamente a +2,1% e +1,5% nella stessa giornata
Gli acquisti si sono intensificati nelle 48 ore successive, innescando un vero rally alimentato da short covering (chi era ribassista è stato costretto a ricomprare), rotazione settoriale verso titoli ciclici e industriali e nuovi flussi di acquisti da investitori retail e istituzionali.
La crescita dell’azionario nel mese di maggio non è stata seguita dall’obbligazionario, con i Treasury americani che hanno perso terreno mostrando le preoccupazioni del mercato dei bond. Ma perché gli investitori hanno venduto Treasury?
Solitamente, i Treasury – titoli di Stato statunitensi – rappresentano un rifugio sicuro nei momenti di incertezza. Gli investitori, sia americani che esteri, hanno venduto in massa i titoli a lunga scadenza, facendo crollare i prezzi e schizzare i rendimenti: il 30 anni ha superato il 5,14%, massimo da ottobre 2023, mentre il 10 anni è salito fino al 4,60% (vedi grafico 1).
Grafico 1 – L’andamento del rendimento dei Treasury a 10 anni, YTD
Fonte: Financial Times
Il campanello d’allarme è suonato il 22 maggio, quando il Tesoro americano ha tenuto un’asta di titoli a 20 anni. La domanda è stata la più debole degli ultimi tre mesi: gli investitori hanno richiesto rendimenti più alti del previsto, segnalando che prestare denaro al governo USA oggi è percepito come più rischioso. Questo ha mandato un messaggio forte a Washington: se volete che finanziamo il debito, dovete pagarci di più.
La fiducia nei bond americani è scesa anche in seguito al declassamento di Moody’s, con gli investitori che hanno reagito negativamente alla combinazione tossica di politica fiscale espansiva e debito crescente.
La politica di Trump, che potrebbe portare inflazione negli Stati Uniti, potrebbe quindi essere di forte impatto per le obbligazioni statunitensi a lunga scadenza, già zavorrate da politica fiscale espansiva e debito crescente.
Cosa possiamo imparare dagli avvenimenti di questo mese?
Il mese di maggio ci lascia in eredità molte lezioni preziose, soprattutto per chi investe con obiettivi di lungo termine.
La prima riguarda il tanto citato “sell in may and go away”: un detto che si è rivelato, ancora una volta, un rumore di fondo. Chi ha venduto spaventato dalla stagionalità e dalla volatilità dei mesi precedenti, ha perso uno dei rally più interessanti dell’anno. Questo ci ricorda che i proverbi finanziari non sostituiscono l’analisi razionale, e che ogni contesto va valutato per quello che è.
Il secondo punto tocca la diversificazione valutaria, spesso sottovalutata. Maggio ha messo in chiaro che non è solo importante cosa compri, ma anche in quale valuta lo fai. Gli investitori esposti esclusivamente al dollaro hanno sofferto due volte: per la debolezza del biglietto verde e per la correzione dei titoli di Stato americani. Un portafoglio ben costruito deve tener conto anche della componente valutaria, non solo di quella settoriale o geografica.
Infine, una riflessione sulla fiducia nei mercati: i cosiddetti "beni rifugio" non sono eterni. I Treasury americani, per decenni considerati inviolabili nei momenti di crisi, sono stati messi in discussione. La lezione è chiara: la fiducia va conquistata ogni giorno, anche da parte di una superpotenza come gli Stati Uniti. E l’investitore non può permettersi di dare nulla per scontato.
Maggio 2025 ci insegna, più di ogni altra cosa, che i mercati si muovono non solo sui numeri, ma sulle percezioni, sulle attese, sulle decisioni politiche e sulle emozioni. Ed è proprio per questo che serve avere sempre una bussola solida, fatta di diversificazione, disciplina e capacità di leggere tra le righe.